A cosa serve la storia dell’arte? Gustav Klimt e Secessione viennese sul sito di Francesco Tadini – nato il 1961 a Milano, colui che ha fondato, da “gallerista” e insieme alla giornalista Melina Scalise lo Spazio Tadini di via Jommelli 24 – ha appena pubblicato sul suo sito serio (Friplot è il blog demenziale), a questo LINK un post divulgativo che riguarda un “pezzetto” di storia dell’arte. Si tratta di un articolo di Hermann Bahr (commediografo, polemista e saggista) uscito sulla rivista degli artisti della Secessione: “Ver Sacrum”, nel gennaio 1898. L’organo dei secessionisti che fu fondato da Gustav Klimt. In questo pezzo Bahr insiste sulla possibilità che in Austria e, in primo luogo a Vienna, si possa fare finalmente arte! Parafrasando l’autore, grande sostenitore di Klimt e della Secessione: chi a Vienna ha qualcosa da dire di nuovo – chiama questi rinnovatori dell’arte “agitatori” – non deve aver paura del ridicolo, giacché è una fase di passaggio pressoché obbligatoria per chiunque voglia cambiare qualcosa.
“I viennesi sono condannati a rimanere piccoli industriali o devono cercare di diventare artisti?”: Francesco Tadini riporta fedelmente questa domanda – prioritaria per Bahr – anche con l’intento di riattualizzarla calandola nella situazione dell’arte contemporanea – del mondo dell’arte – di oggi? Quello che è certo, credo, è che l’arte deve liberarsi, oggi come allora, dall’idea che l’opera prodotta dall’artista debba essere soprattutto – e in primo luogo – merce.
Bisogna guardare indietro, per andare avanti, talvolta? Forse – insiste Tadini – lo studio della storia dell’arte serve anche a questo: non solo a redigere un interminabile elenco di aneddoti e collegamenti tra chi l’arte la fa e chi ne parla per mestiere!
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