Teatro: Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare e Titania, Regina delle Fate. Il nome dato alla Regina delle fate dalla tradizione popolare inglese è Mab; e “Regina Mab” la chiama anche Shakespeare in un delizioso passo di Romeo e Giulietta in cui ne descrive il cocchio (atto primo, scena quarta). Trasportandola nei boschi di Atene, Shakespeare e dato ha dato un nome classico alla Regina delle fate, calandolo, a quanto pare, da Ovidio che da quel nome, tra l’altro, a Diana e anche a Circe. Mentre gli antichi commentatori di Shakespeare pretendevano di stabilire una equazione: Titania – Diana – Elisabetta (si sa che la vergine regina era frequentemente designata come Diana), si tende oggi a ritenere che Shakespeare pensasse all’epiteto della maga Circe.
Infatti che complimento sarebbe stato per la regina farle corteggiare Bottom con la testa d’asino? Mentre si possono trovare analogie tra l’episodio di Ovidio di Circe e picco e certi elementi del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. Anche Titania, come Oberon – Re dei Folletti – è in preda alle passioni umane che agitano gli dei della Grecia; essa ama esercitare il suo impero sulle piccole cose, per esistere con femminile ostinazione alla prepotenza di Oberon; se si innamora, riversa la sua tenerezza in dolci parole delicate attenzioni e, proprio come capita alle sue sorelle umane, si innamora di un asino: trasparente figurazione della capricciosi età d’amore.
Ripresa da Christoph Martin Wieland (1733-1813) nel suo poema eroico comico Oberon, Titania accentua il suo carattere appassionato ed estroso. Comprensiva di ogni debolezza femminile non può infatti condannare Rosetta, che ha un momento di leggerezza, e riesce con la sua astuzia a trionfare sul severo Oberon, il quale vorrebbe svergognare la colpevole. Titania capisce che aprire gli occhi a un marito cieco non è sempre rendergli un servigio, ed essa, che ha in vista la felicità degli uomini più che la loro virtù, fa in modo che la moglie riesca a ingannarlo a occhi aperti.
Anche quando il consorte la scaccia dal suo cospetto, Titania si mostra squisitamente femminile: sa come il suo Oberon la ami e, conoscendo gli uomini, sa anche assai bene che sarà più lui di lei a soffrire della separazione, perciò nel suo piccolo cuore gli perdona.
Poi s’adopera tutta ad aiutare la coppia umana dei puri e fedeli dal cui destino dipende il proprio. Fa di tutto per alleviare le pene di Rezia: è lei che assiste “avvolta in rosea luce”, piena di compassione, la giovane donna, facendola partorire nel sonno e senza toglie il bambino.
Titania vuole la felicità per sé e per gli altri, null’altro che questo. Non è pedagogica e neppure egoista. Titania è tutta inglese, figlia di Shakespeare e di Shaftesbury, tutta grazia se non tutta virtù umana e filantropica come s’addice a una fata dell’epoca dei lumi.
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